Spesso mi domando se sono un buon padre. Premessa, per chi non mi conosce : ho un figlio di 18 anni. E dal giorno che è nato, forse anche da prima, mi sono sempre domandato cosa è giusto raccontare ai figli e cosa no. Come educarli. Come aiutarli a crescere. Cosa fare e come essere con loro, insomma. Sono passati 18 anni dalla nascita di Gianluca, e penso di essere arrivato a qualche conclusione. Qualche verità. Dico qualche, perchè il percorso è lungo, e mi metto sempre in discussione.
Prima verità - avere un figlio è un atto d'amore.
Un figlio si ama. Tutto il resto viene dopo. L'educazione, il rispetto, le scelte, la scuola, lo sport, gli insegnamenti, le conflittualità, i litigi, le conversazioni, le imposizioni, e via discorrendo, sono tutte conseguenze. Conseguenze a quanto amore ci mettiamo.
Per i nostri figli dobbiamo essere un porto di mare. Loro devono sentirsi liberi di navigare alla scoperta del mondo, ma dopo un giorno, o una settimana od un mese, quando il viaggio finisce, ritornano e sanno che il porto è lì, calmo, fermo, sicuro, accogliente. Devono sempre avere con loro questa certezza, questa fiducia, questa sicurezza. E' l'amore che gli trasmettiamo che dà loro questa tranquillità, non le regole che gli insegniamo.
Seconda verità : un figlio si educa nella libertà.
Che significa? Questo termine, poi, libertà, così oscuro, così pieno e vuoto allo stesso tempo di significati, così bello, talmente bello che nel corso dei secoli in nome della libertà l'uomo si è lasciato fiumi di sangue alle sue spalle.....
Cerco di essere un pò più semplice.... l'educazione deve essere sempre nel rispetto dell'individuo. Abbia esso 1 anno o 20 anni, la sostanza non cambia. Rispettare un figlio significa lasciarlo libero di crescere. Quando in nome dell'educazione in realtà imponiamo loro delle scelte, non lo stiamo lasciando libero. Lo stiamo modellando secondo un clichè che abbiamo in testa. Un figlio non è un robot, è un essere umano. Non dimentichiamolo mai.
Silvio
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